La Torta di Capri

Tra le tante meraviglie della mia Capri, non si può non citare la torta di mandorle o meglio “torta caprese”.

Ricordo l’immensa gioia concentrata negli occhi di noi bambini all’apparire della torta caprese sulla tavola di casa. La sua presenza significava festa o la visita di un ospite eccellente. Il profumo sprigionato dal forno già da prima si era diffuso nelle stanze della casa attirandoci come piccole api, eccitate dal nettare di un fiore profumatissimo, provocando in noi quell'”acquolina in bocca “, facendoci pregustare quell’agognato piacere. Il primo boccone della torta caprese sprigionava emozioni indescrivibili, e quel sapiente mix di mandorle, scorza di limone, uova fresche, zucchero e burro mi facevano pensare che così la mia Isola, Capri si lasciava assaporare anche attraverso il palato, che quella torta che emanava un profumo delicato e riconoscibile era come una parte dell’Isola, del suo immenso sapere che concentrato costituiva un privilegio unico nel poterla gustare.

Ancora oggi quando mi capita di poterne gustare una tra quelle fedeli alla ricetta originale, in qualsivoglia parte del mondo io mi trovi, vengo catapultato o teletrasportato istantaneamente nella mia Capri ed affiorano ricordi indelebili, sensazioni indescrivibili facendo di quella che per molti è una semplice torta, un vero e proprio viaggio, un’esperienza unica.

Anche la torta caprese, in riferimento alle sue origini, come un po’ tutto il mito dell’Isola azzurra è stata alimentata da una commistione di storie vere, leggende e racconti tramandati oralmente.

C’è chi fa risalire l’origine della torta caprese al periodo della Napoli borbonica del 700 e precisamente alla regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV detto “re nasone”. La giovane regina si sposò come usanza del tempo tra i reali “su commissione” e si trovò sposa di un re che lei stessa descriveva “rozzo e ripugnante” non solo per il suo aspetto fisico ma, soprattutto, per i suoi modi di zotico, il re era cresciuto con gli scugnizzi e parlava un italiano improbabile, spesso non comprendendo affatto l’italiano forbito della sua consorte austriaca. Immaginiamo la giovane regina Carolina, consorte di un marito a lei del tutto estraneo e prigioniera in un regno del tutto differente ed agli antipodi con la mentalità nordeuropea. Immaginiamola in un giorno melanconico precipitarsi nelle cucine del palazzo reale e chiedere ai cuochi di corte , detti Monsieur, di realizzare qualcosa che le ricordasse casa, la sua amata “Sachertorte”. Il caso volle che nessuno dei cuochi, che si ispiravano alla cucina francese, conoscesse bene la ricetta precisa della Sacher e neppure una descrizione imprecisa della ricetta fatta dalla regina aiutò gli abili cuochi di corte che per accontentare Carolina crearono tutt’altra torta che inaspettatamente fu apprezzata ed immortalata.

Una seconda versione ascrive l’origine della torta caprese agli anni 20, il Maestro pasticciere caprese Carmine Di Fiore per assecondare la voglia di brownie di due scagnozzi italoamericani di Al Capone si cimentò con la sua maestria nella realizzazione di una torta di mandorle poi replicata anche per gli altri ospiti dell’Isola.

Un’ultima e più documentata versione attribuisce la paternità della torta caprese a Roberto Zora detto “cuoco degli sposi” datandolo negli anni Cinquanta e realizzata nelle cucine del ristorante Le Sirene, chiamata inizialmente “torta Margherita” in onore dell’allora festeggiata proprietaria dello stesso ristorante.

Ma la versione a me più cara ed a cui personalmente preferisco dar credito, perché è quella che da sempre mi è stata raccontata, è che la nostra torta caprese derivi e sia la rielaborazione di una ricetta  di una nota torta francese (amata da Napoleone), ricetta importata sull’isola da una profuga russa che dimorava a Villa Vismara (1936) e che fu poi elaborata  dagli isolani e riadattata a gli ingredienti facilmente reperibili sull’isola divenendo quella che oggi è conosciuta in tutto il mondo come “torta caprese”.

Comunque qualunque sia l’origine della torta caprese, un errore, una semplice errore l’ha determinata, circostanza che accomuna le varie versioni sull’origine. La cucina è fatta sì di conoscenza, competenza, padronanza, ma a questi a volte si è aggiunto il fato, l’imprevisto, ed anche l’errore qualche volta può creare delle variazioni interessanti o addirittura dei capolavori. Restiamo del parere che l’esperienza, la sapiente conoscenza di ingredienti e tecniche siano fondamentali ma subito dopo a seguire il saper osare, sperimentare e reinterpretare possano dare una nuova vita e rendere l’arte culinaria non statica ma materia viva in continua evoluzione.

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