Desidero una Caprese!

Capri. Ristorante in “Piazzetta”.
Cliente: Desidero una “Caprese”…
Panico tra i camerieri. A cosa si riferirà?
Opzione 1: vuole una torta di mandorle e cioccolata
Opzione 2: vuole una giovane fanciulla abitante dell’Isola di Capri

Prontamente interviene il cameriere più anziano che, rivolto ai garçon in sala dice: tranquilli, desidera “un’ insalata pomodoro e mozzarella”!

Sull’ ”Isola” anche la semplice unione tra fior di latte ed un pomodoro può suscitare sensualità, trasformarsi in gossip oppure sublimarsi in un “peccato di gola”, in motivo di attesa…

Citando la “caprese”, infatti, è praticamente impossibile non parlare del panino di Aldo a Marina Grande, un “must” per chi viene a Capri. Tanto che al porto fanno ormai parte del paesaggio due lunghe file: una per la “Funicolare”, che da Marina Grande  trasporta nella celeberrima Piazzetta, e l’altra fila, non meno affollata ed agognata (bisogna procurarsi un numerino ed attendere pazientemente il proprio turno), per aggiudicarsi il panino caprese di Aldo, che ha accompagnato, ed accompagna, generazioni di diportisti, turisti occasionali ed abitanti dell’Isola, divenendo merenda ma, soprattutto un’esperienza (gastronomica) da raccontare.

Quanta roba, penserete voi, intorno a pomodoro e fiordilatte ma, tranquilli, non è ancora finita!
C’è ancora molto da raccontare!

Il 20 febbraio 1909  Le Figarò pubblicò il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, a cui fece seguito, a stretto giro, Il Manifesto gastronomico futurista, in cui venivano bandite le regole, le forchette ed il galateo, si aborriva la pasta, definita “passatista di pesantezza”, e si invitava a ricercare armonia nel cibo attraverso i colori, i sapori e, soprattutto, l’originalità creativa.

Fedeli ai nuovi dettami, nel 1922, in occasione di una visita a Capri di Marinetti, relatore del “Convegno italiano per la difesa del paesaggio”, al Grand Hotel Quisisana fu servita una “cena futurista” che, tra le altre vivande comprendeva “l’Insalata caprese”, fiordilatte, pomodoro e foglie di basilico che replicavano i colori della bandiera italiana. Fu un vero e proprio trionfo… e nacque la leggenda!

Che nel 1951 ammaliò anche Re Farouk d’Egitto che, trovandosi a Capri in visita con la famiglia, espresse il desiderio di gustare la famosa “caprese”. Ne rimase letteralmente soggiogato, tant’è che da quel giorno, in qualsiasi posto del mondo si trovasse, pretese di gustare la caprese o, almeno, la sua replica fedele!

Ora come allora, seppur passati quegli ”anni ruggenti”, le mie origini isolane mi riportano con il pensiero alle “merende” in barca, con gli amici pescatori che affettavano pomodori e il fiordilatte, spezzettavano il basilico e, con mano esperta li condivano con olio ed origano: pura poesia…

E non mi dispiace pensare che la nostra “caprese”, un piatto del popolo per il popolo, abbia attraversato gli anni prima come piatto futurista, poi come banco di prova per la nouvelle cuisine, per la cucina molecolare, per quella “concettuale”… stimolando i nuovi sacerdoti del gusto ad immaginare nuovi percorsi gastronomici e a realizzare mirabilia culinarie.

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