Ma che cos’è, o meglio ancora, cos’era questa “bagnara”?
Pare che l’insediamento originario di Vietri sul Mare fu l’odierna Marina di Vietri. Qui i Tirreni, un’etnia etrusca, fondarono Marcina e v’impiantarono la produzione della ceramica, facendo la fortuna della nuova città che in epoca romana, letteralmente, esplose. A Marcina, infatti, venivano prodotte le langelle (anfore) e gli ziri (orci) nei quali venivano stoccati, e poi imbarcati, i prodotti agricoli e, soprattutto, il garum, l’olio e il preziosissimo vino prodotti a Pompeii e a Nuceria Alfaterna, delle quali Marcina divenne il porto naturale.
L’abbondanza di argilla ma anche di acque della zona, se da un lato permise lo sviluppo dell’industria ceramica, spinse un ricco mercante romano del I secolo a. C., per meglio curare i suoi traffici, a costruire una Villa Marittima sulla spiaggia, con annesso impianto termale! Delle antiche terme sono sopravvissuti solo alcuni ambienti ed il toponimo “Bagnara” , con il quale ormai da secoli si identifica quella parte di Marina di Vietri.
Al civico 142, in particolare, nei locali del Ristorante Antica Bagnara, si possono ammirare i resti del calidarium (parte di un sistema di terme romane adibita a bagno caldo) quasi intatto.
LA RICETTA
Ingredienti:
600 kg di farina di semola rimacinata
600 g di ceci
500 g di cozzechelle di scoglio
1 spicchio d’aglio
250 g di pomodorini
un ciuffetto di prezzemolo
sale e olio evo q.b.
Preparazione:
Mettere a lessare i ceci già ammollati e, quando sul punto di sfaldarsi, scolarli e lasciali raffreddare. Appena tiepidi ridurre i ceci in una poltiglia non troppo fine schiacciandoli con la forchetta. Aggiungere la farina di semola e impastare fino ad ottenere un composto morbido ma compatto. Prelevate una porzione di impasto e stendetela per formare dei filoncini del diametro di 4-5 cm. Tagliate i filoncini a tocchetti, e passate ognuno di questi su un rigagnocchi. Preparare un sughetto mettendo a rosolare in una padella l’olio con lo spicchio d’aglio. Appena l’aglio inizia ad imbiondire, rimuoverlo, e aggiungere i pomodorini tagliati a metà.
A parte aprile le “cozzechelle” e aggiungerle al pomodoro che sta cuocendo. Filtrare l’acqua dei mitili e tenerla da parte.
Cuocere gli ndunderi e, appena iniziano a venire a galla, recuperarli con la schiumarola e tuffarli nel sughetto di pomodoro e cozze. Far terminare la cottura allungando con l’acqua messa da parte. Spolverizzare di prezzemolo e impiattare.
Questa e le altre ricette sul libro Q.B. storie d’amore e di Sapore dalla Costa d’Amalfi…